SARIMESH: attrezziamoci per le emergenze…..
Sono svariati mesi che non abbiamo pubblicato altri aggiornamenti sulla nostra sperimentazione SARIMESH… sono stati mesi comunque densi di attività anche se di questa attività allo stato non siamo riusciti a ricavare particolari evidenze….
Sul piano squisitamente tecnico abbiamo continuato a condurre la sperimentazione sul test-bed della Penisola Sorrentina concentrandoci in particolare su un aspetto collaterale ma che comunque riteniamo molto interessante nella logica della nostra sperimentazione, ovvero sul discorso LoRa, su cui abbiamo pubblicato alcuni articoli….
In realtà a partire da Marzo scorso, con l’inizio della collaborazione attiva con l’Associazione Radio Emergency Terre delle Sirene , che si occupa di supporto in caso di emergenze in collegamento con la protezione civile e l’associazione RNRE che raggruppa a livello italiano numerose altre associazioni similari, è iniziata una attività di scouting sia in ambito associazioni di radioamatori (ARI in particolare) che in ambito associazioni di supporto in ambito emergenziale, tendente a verificare eventuali interessi verso un utilizzo della nostra soluzione sia per altre sperimentazioni che per un impiego in situazioni emergenziali.
In pratica tutta questa attività si è concretata in una serie di WEB_Conferences in cui abbiamo cercato di presentare la nostra esperienza e la nostra proposta di soluzione, inquadrandola nei diversi contesti che ci si sono presentati.
Come risultato di questa attività abbiamo ricevuto varie dimostrazioni di interesse che stanno in alcuni casi traducendosi anche in della concreta attività implementativa di cui speriamo di poter riportare ulteriori dettagli nel prossimo futuro.
Un filone che abbiamo cercato di sondare con particolare impegno è stato quello delle associazioni che si interessano di supporto alla protezione civile in caso di calamità: in questa direzione è stato molto interessante il confronto, in più occasioni, con chi si interessa di tali aspetti in quel contesto: il confronto ci ha consentito di calibrare meglio la profilazione della nostra soluzione tecnologica, in modo da adattarla alle concrete esigenze di quel tipo di applicazione.
Nello specifico ciò che è stato molto evidente è che allo stato attuale della situazione sul fronte dei discorsi emergenziali, in Italia esiste già una solida collaborazione tra Protezione Civile e associazione RNRE, che è attrezzata per rendere disponibili uomini e mezzi per effettuare supporto in tema di comunicazioni in caso di emergenze, sfruttando una serie di soluzioni già ben definite, e che, peraltro, prescindono dalla necessità di essere “radioamatori licenziati” per poter operare.
Questo fatto ovviamente ha reso evidente che lo spazio rimasto libero ai radiomatori per eventualmente poter contribuire in situazioni di emergenza, come avviene da sempre anche per statuto del servizio di radiomatore, e come avviene ancora in maniera efficace in altri paesi, quali as esempio gli States, si è reso estremamente limitato; il tutto gravato da un problema formale che impedisce alle organizzazioni che operano in questi ambiti , di poter utilizzare apparecchiature “modificate” come tipicamente avviene per le nostre apparecchiature….
Di fronte a queste evidenze ci siamo seriamente interrogati sul senso della nostra sperimentazione…. e a ben vedere ci siamo resi conto che nonostante tutte le evidenze in realtà esiste uno spazio tuttora libero e nel quale proprio la nostra soluzione può dimostrarsi di utilità determinante…. e concorrenziale con altre soluzioni già implementate.
Lo spazio libero a cui si accenava è semplicemente quello dell’istante ZERO di una emergenza, ovvero quella fase in cui si è in una situazione di assoluta crisi dei sistemi di comunicazione tradizionali e in cui esiste quindi la massima necessità di soluzioni anche non necessariamente “tradizionali e ottimali” per ripristinare una minima capacità di comunicazione verso il resto del mondo, garantendo in particolare la connettività di rete necessaria al funzionamento della moderna società civile.
Questa fase ovviamente ci si augura sempre che possa durare il minimo possibile, lasciando poi il passo alle soluzioni più tradizionali grazie semmai all’intervento delle strutture addette al ripristino dei normali sistemi di comunicazione….
Una cosa interessante che si applica a questa fase emergenziale è che, per statuto del servizio radioamatoriale, in una tale situazione sono automaticamente allentati una serie di vincoli che invece in condizioni normali graverebbero sull’utilizzo di sistemi radioamatoriali per trasportare traffico non strettamente radioamatoriale: ci riferiamo in particolare alla regola secondo cui una rete radioamatoriale debba essere utilizzata esclusivamente da personale dotato di licenza di trasmissione e per scopi strettamente attinenti ad attività di sperimentazione.
Assodato quindi che esiste uno spazio, ovviamente la domanda che subito si pone: è possibile con la nostra soluzione occupare quello spazio ?????
Ed è qui che scopriamo che proprio una soluzione come la nostra ha tutte le carte in regola per proporsi di occupare quello spazio…. il motivo base è semplice: la soluzione SARIMESH e la rete AREDN sulla cui tecnologia si basa, sono nate e sono state concepite proprio per poter essere dispiegate in un tempo estremamente breve, con una elevatissima probabilità di successo e con la possibilità di fornire livelli di connettività e di interconnessione alle reti superstiti ottimali per i moderni tipi di traffici che la società civile utilizza e richiede per il suo funzionamento….
I motivi per cui possiamo affermare quanto sopra sono facilmente individuabili negli attibuiti della sulzione: in particolare l’adozione di una soluzione radio di tipo MESH, la scelta di una estrema standardizzazione e semplificazione delle funzionalità dei nodi, la possibilità di impiegare moduli preconfigurati in modo standard senza bisogno di ulteriore configurazione per operare in campo, l’economicità della soluzione che richiede investimenti estremamente limitati, la standadizzazione delle interfaccie per l’utilizzo da parte di potenziali utenti di tipo non tecnico, etc, etc.
Ovviamente tutto questo senza delle concrete e pratiche dimostrazioni in situazioni pseudo-emergenziali non ha nessuna rilevanza.. fino a prova contraria sono solo chiacchiere e promesse da marinaio… come si dice dalle nostre parti…
Inoltre esiste un problema di completezza della soluzione sotto tre specifici punti di vista, peraltro comuni a qualsiasi soluzione pensata per un utilizzo emergenziale:
- come operare in condizione di mancanza di alimentazione elettrica
- come organizzare la logistica della soluzione dal punto di vista mecanico/ambientale
- come organizzare il sistema di supporto e pianificazione ( back-end del campo )
Sono tre temi che abbiamo da sempre tenuto ben chiari e che poco hanno a che fare apparentemente con la radio, ma che sono essenziali per il buon fuzionamento della nostra soluzione in una reale situazione emergenziale.
Il primo tema è stato in realtà già oggetto di un articolo di qualche mese fa “come-alimentare-il-nostro-nodo” e si è tradotto nella creazione di una scheda di alimentazione in grado di operare in diverse modalità di alimentazione primaria consentendo di alimentare un certo numero di radio e di servizi ausiliari consentendo anche l’operation remota delle singole vie di alimentazione via rete TCP/IP.
Il circuito descritto è stato realizzato e il testing è in avanzato stato di completamento; la scheda consente di semplificare drasticamente tutta la parte di collegamenti tra le varie componenti fisiche che costituiscono un nodo AREDN/SARIMESH e consente di alloggiare tutto il necessario , escluse le sole antenne e batterie, in un unico piccolo contenitore stagno agevolmente fissabile con una flangia ad un supporto alla stregua di una antenna.
Il circuito consente di usare come alimentazione primaria sia la rete a 220V, che dei pannelli solari, ed è in grado di garantire la carica e la gestione appropriata delle batterie di backup.
Il secondo tema, quello della logistica, è forse il può critico e quello meno valutato nella sua criticità: in soldoni il tema è: come sistemare i pezzi che compongono un nodo in una situazione emergenziale ?
Nella fattispecie si tratta di definire una modalità di fissaggio/installazione dei pochi pezzi fisici (scatoli) che costituisco un nodo in modo che ne risulti qualcosa di dispiegabile in maniera rapida e sicura anche in un ambiente sfavorevole e in mancanza di infrastrutture a cui attestarsi.
E’ questo uno dei temi su cui concentrare la nostra attenzione nell’immediato prosieguo della sperimentazione.
Un ultimo tema a cui si accennava è quello del supporto di back-end e della pianificazione: è evidente che in caso di una calamità ci si viene a trovare in una situazione di notevole confusione… notizie frammentarie, direttive flottati, indicazioni approssimative… tutti elementi che certamente non favoriscono l’ottenimento di un quadro decisionale agevole per chi viene a trovarsi sul front-end dell’emergenza….
Questo quindi implica che a livello di una organizzazione che si prefigga di operare in un tale contesto deve essere previsto un supporto di backend che possa da remoto supportare chi si trova sul campo fornendo eventualmente indicazioni sulla base di tools necessari per inquadrare la situazione logistica contingente ed orientare il dispiegamento dei nodi da installare per cercare di ripristinare al meglio e nel più breve tempo possibile i servizi richiesti nella zona semmai abbastanza estesa affetta da calamità…
E’ evidente che per situazioni banali o di limitata estensione non si rende necessario un particolare tipo di supporto… ma in presenza di una situazione di calamità estesa che interessi semmai zone orograficamente complesse o particolarmente estese diventa importante essere in grado di scegliere in maniera oculata i punti dove dispiegare un sufficiente numero di nodi radio allo scopo di coprire in maniera adeguata la zona sinistrata, cercando peraltro di agganciare la maglia o le maglie (MESH) radio che vengono a costituirsi tra loro e con le reti superstiti circostanti….
Quest’ultimo punto ovviamente richiama subito alla mente l’utilizzo eventuale di sistemi satellitari bidirezionali per riacquisire in tempi brevi la connettività alla rete internet… è ovviamente un discorso fattibile ma che richiede degli investimenti in termini di apparecchiature e/o contratti di fornitura che si giustificano solo in un ambito non radioamatoriale.
In realtà è molto verosimile che in situazioni emergenziali non catastrofiche sia agevolmente fattibile un collegamento radio di una MESH nella zona affetta da calamità alle zone circostanti sfruttando eventualmente dei collegamenti di backhauling realizzati con dei nodi intermedi verso un punto di accesso alla rete internet situato fuori dalla zona in emergenza.
Come si vede in una simile situazione acquista rilevanza la possibilità di effettuare in tempo reale una serie di simulazioni, sfruttando i tools ad hoc già esistenti, e tendenti ad inquadrare in maniera puntuale e tempestiva la situazione di dispiegamento dei nodi nella zona affetta da calamità; questo ovviamente richiede che siano stati predisposti degli opportuni elementi organizzativi in termini di training delle persone e di coordinamento delle operazioni.
E’ questo un altro tema su cui lavorare allo scopo di essere pronti per ogni evenienza.
Quello che ci proponiamo quindi come prosiego delle attività di sperimentazione è proprio di proseguire le attività già intraprese e svolgere questi temi ora accennati, cercando di arrivare a realizzare una o più sessioni di dimostrazione in situazioni di speudo-emergenza, integrandosi, eventualmente fosse gradito, con chi già si interessa di queste tematiche in altri ambiti organizzativi.
Davvero interessante.
Spero di unirmi alla rete di utilizzatori LORA APRS entro primavera 2022.
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